Bimbo solitario,
dalla finestra guardavo il mare,
non quello azzurro,
quello biondo, fatto di spighe di grano.
Mi sembrava immenso,
lo vedevo agitarsi sotto il vento d'estate.
Punteggiato di papaveri e fiordalisi.
Era la mia barriera corallina,
il mio orizzonte.
Eludevo la sorveglianza della nonna.
Correvo giù in cortile.
Timoroso, attraversavo la strada polverosa
e mi inoltravo tra le spighe.
Che emozione!
Un mare tutto mio.
Le piantine di grano erano alte come me,
non vedevo nulla,
ma correvo, correvo sino al centro del campo.
La mia immaginazione mi aveva trasformato.
Adesso ero un pirata, brandivo una spada di legno
ed urlavo felice verso chi non mi poteva sentire.
Poi, sfinito, mi lasciavo cadere tra le onde.
Guardavo il cielo, rapito da tanta bellezza.
Le gonfie nubi bianche che si spostavano,
sparivano, tornavano.
Le vedevo diventare: vascelli, corsari, tesori.
Sognavo, immerso nell'unicità
del mio mare biondo...