Occhi a righe, senza espressione,
nell'osceno ricordo, parafrasando,
scorrono verso l'oblio.
Nell'odissiaca speranza di scorgere,
magari dov'è più buio,
il tuo scolorito candore, attendo le nostre sorti.
Fallimento dopo un altro.
Occasioni lasciate e perdute
per una povera e ricca coppa piena.
Buttare l'ancora sempre e solo nel porto sbagliato.
Occhi a quadri, senza lacrime, e quelle poche
lasciate andare al vento.
Potessi riabbracciarne l'odore.
Ma risolini, a volte malvagi,
accompagnano le mie notti sonni ed insonni.
Per chi?
Occhi a fiori, senza pietà,
nascondi nell'incognito orgoglio femmineo,
bruciato dall'ardore giornaliero
alla ricerca di amore vero.
Occhi vaganti nell'essere di essere per essere
e capirne la finalità.
Capirai quando, scorgendo per sbaglio il tuo volto,
vedrai "lo spazio immenso di un cieco".