Pecco d'instabile genuflessione...
Respiri ardui rapinano il petto
-non basteranno secoli di solitudine
a respingere calura e afflizione-
Depongo a mio sfavore armi e fiori
su tombe rarefatte ormai scordate
su testi psicosomatici e classificatori
nell'elegia soggetta a menti "aperte"
Fissando al muro nubi
rossastre e maleodoranti
assisto all'improperio senza decidere
-saranno quelle cere a fondermi le orecchie
e quelle dolcezze nei ventricoli a finirmi-
Opinabile illusione
contorsionista tra le guglie e il seme
figlia del figlio ultimo di quella speme
avvistamento alle Calende
muovo
e scacco.