Mirando
seduto su questo
tappeto d'erba,
te, o mia dolce città
dei Torricini,
che t'adagi su
verdi colli,
sei tramonto per me
d'ogni cupezza.
In te trovan dimora
i miei più bei
ricordi,
in te
la mia gioia
si rinnova a questo
calar dell'Astro.
Sei mia perla
gemma e smeraldo
o cara Urbino;
ricordo ancora di
come mostrasti
per prima,
la beltà del mondo
ai miei occhi,
ancora troppo acerbi
per una qualsiasi
acerba giovinezza.
In mille viottoli e
strade
s'intricano le tue
vene,
che scorron fervendo
a un vociar di stupore,
tra i pini dell'alta
Fortezza
baciata dai venti,
s'alza un variopinto
aquilone,
in un ciel cilestrino.
Ancor vago co' la mente
e il cuore
fra i tuoi muri,
e il tuo profumo di antico
e i sussurri d'ogni angolo e
pietra
m'empion d'emozione.
Tu mi guardi
mia città,
con la più grande saggezza,
com'è lo sguardo della vecchina
ai novizi e insolenti ragazzi:
pien di tenerezza.