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Abituandosi al non-amore

Abituandosi ad un padre che scappa,
abituandosi alle promesse non mantenute,
abituandosi ai "torno presto",
abituandosi a notti insonni ad aspettarlo,
abituandosi a sogni dolcemente soffocati,
abituandosi a vivere di malefiche illusioni,
abituandosi al non-amore che ti corrode,
che si nutre della tua natura debole e incantata,
che si affanna a renderti schiavo e a farti credere di essere il padrone.

Abituandosi alle rughe sul volto della gente
che ti fanno pensare che volerai via come tutti,
che ben pochi si ricorderanno chi eri.

L'affetto negato.

Non-vita spesa ad osservare le vite degli altri, sempre più perfette, più piene d'amore o piene d'odio ben mascherato.
Carezze stupratrici d'animo, abbracci pieni di solitudine
e baci sgorganti di odio per se stessi, d'insoddisfazione per il mondo, di rancori amari.
Rancori di una vita che non dovevano assegnare a te, quella volta.
Maledetta volta e maledetta pancia di una donna incinta per errore.
Quella volta è stato uno sbaglio. Ecco tutto.

 

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2 recensioni:

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  • Dark Angel il 09/05/2012 00:12
    Tecnica sanguinante di notevole struttura (i miei complimenti oscuri)
  • STEFANO ROSSI il 14/03/2012 15:58
    Straziante, e dico poco.
    Profonda, unica, bella... può bastare?
    Ottimi versi davvero. parole incisive che mordono e fanno male. continua cosi...

13 commenti:

  • Anonimo il 17/06/2012 22:47
    Mi é piaciuto molto lo stile e condivido i contenuti ciao
  • Anonimo il 16/06/2012 15:40
    Lo so che, pensare di consolare un dolore così grande con pensieri positivi, è come approfondire la ferita, ma credimi, Amica mia, in questi casi davvero la salvezza -e non solo, ma un cambiamento profondo, straordinario del proprio stato d'anima- dipendere può unicamente da noi. Perchè, infatti, avere tanta voglia di chi questa voglia non merita e non ricorrere con fiducia, amore, entusiasmo a NOI STESSI? La persona a noi più vicina, che può amarci dandoci bene vero, come nessun altro al mondo. Io ci ho provato sempre, nei momenti bui. Credimi, ne vale la pena. Un abbraccio. Vera
    Quasi dimenticavo di dirtelo: occorreva tutto questo dolore anche per scrivere una poesia così!!!
  • Francesca La Torre il 13/06/2012 19:29
    Ma quanti anni hai? Non certo quelli che leggo, perche' scrivi come una persona che ha vissuto gia' cosi' tanto da non avere più speranze. complimenti per questa tua poesia.
  • Gianni Spadavecchia il 12/12/2011 14:31
    Bellissima.. molto profonda. Son presenti molo rammarico, ricordi e dolore immenso. Abituandosi a ciò che ci ha sempre illuso.. Mi chiedo come faremo ad abituarci quando il bene arriverà.. Molto profonda. Complimenti Irene!
  • mariateresa morry il 05/10/2011 00:22
    Comunque sia, la vita merita di essere vissuta fino in fondo...
  • Manuel Cassina il 31/08/2011 22:27
    I nostri sono passi di un cammino che non fu scelto...
  • Aedo il 20/07/2011 00:11
    Purtroppo tutte le cose da te descritte, avvengono spesso nel nostro malato mondo. E noi non dovremo mai abituarci ad esse... Profonda poesia!
    Ignazio
  • antonio castaldo il 29/06/2011 15:34
    solo un semplice trucco per provare (tenta) a venirne fuori
    cominciare a definire bello anche il semplice "meno peggio"
    piaciutissima!!
  • Anonimo il 27/06/2011 20:33
    Difficile commentare Irene, per capire spesso bisogna vivere queste esperienze che certamente sono traumatiche, ti auguro di trovare serenità e magari amare tanto te stessa e il prossimo perchè tu sai bene quanto è importante amare ed essere amati.
  • Gianni Spadavecchia il 02/06/2011 22:59
    Bella... Vera, dura ma che va dritta al punto!! Niente di più vero! Piaciuta molto
  • Anonimo il 30/05/2011 12:43
    molto forte... ma vera... sofferta... ha ragione elisa... fa male anche a chi la legge...
    mi spiace ti abbraccio
    Complimenti
  • Anonimo il 30/05/2011 11:21
    Parole dure e pesanti come pietre. Grande poesia.
  • ELISA DURANTE il 30/05/2011 09:04
    Di una durezza che fa male, a chi legge. Chi l'ha scritta, si spera, starà meglio, dopo avere espresso e quindi fatto uscire tutto questo male. A volte ci vogliono anni, ma è l'unico modo che esiste per "curarsi", quello di verbalizzare, e così oggettivizzare, il dolore.

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