Nel "mio" cortile
nidificano cornacchie
piccioni furbi rubano semi
a un prato finto inglese
passeri saltellano per poche briciole
e si impegnano a sorvegliar la prole
Difficile per un secolo
veder crescere qualche cipresso
solo un pruno come un frate
dritto e scuro
sorveglia un cancello
radiocomandato
Cosa darebbero i miei sensi
per esser carezzati dal tiglio
dal gelsomino, dall'oleandro
e da siepi di felci dalle tante
mani
Ma non comprendono
quelle cicale
a spettegolare tutto il giorno
di quell'aiuola in fiamme
speranzosa di pioggia
Ridono invece d'un incantesimo disilluso
dell'amor perduto d'una rana
per un paffuto
inerme
sasso verde
Le costellazioni non mi vedranno
spiarle a cielo aperto su una spiaggia
né carezzerò le dune
tra le gambe
di una fresca
alba
Disorientata
dietro sbarre di solitudine
imbratto muri con pezzi di carbone
poiché attendo incompiuta
che la mia maschera di ferro
m'arroventi il volto e mi
consumi