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Citta di luglio

Fresco frinire ritma
incessante
la monotonia della mia calma;
ridenti le foglie
bevono i raggi diafani
mentre le macchine, tristi
gusci prosciugati di linfa
colano sciolte in pozze d'ombra grigia,
paonazzo il semaforo,
i palazzi scoloriti,
l'intonaco esangue ;
castelli rigogliosi di chiome
si susseguono frusciando
dominati dal platano
d'ancestrale fulgor ammantato
Gli aghi d'abete
rimembrano ricordi d'un inverno impossibile:
tiepida neve mi culla.


L'inumano groviglio
per mani umane fabbricato,
si dibatte avviluppato
nello spasmo d'agonia
mentre la natura
riverbera attorno ;
ribelle inerte
la osserva invano,
da immemore tempo cieco,
e, domato dai suoi misteri,
nella frustrante trincea
di indifferenza si cela
crescendo il
crudele vortice
di castelli in aria
in un progreso incalzante
che altro progresso chiama
sempre divorandosi la felicità
come la serpe
si divora la coda.

 

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3 commenti:

  • mario caosi il 09/07/2011 23:21
    Grazie mille serenella ... Grazia non capisco se sia un apprezzamento o la denuncia di eccessivo ermetismo o addirittura incoerenza... mi chiariresti il dubbio?
  • grazia savonelli il 09/07/2011 20:39
    come la serpe si divora la coda ----chiusa aspra e dura, poesia densa di significati contradditori
  • Menichetti Serenella il 09/07/2011 16:40
    Fantastico testo poetico in cui la descrizione di una città nell'afa dell'estate è vera poesia. Molto bravo. Piaciutissima!