Sono passata fra le rovine
di una città dopo un terremoto.
Ho trovato cumuli di pietre
fumanti di polvere.
Ho udito urla di volti
con occhi bucati.
Lamenti flebili, stremati
stanchi.
Nomi invocati.
Una ninna nanna leggera,
spazzar via la polvere dall'aria.
Ho incontrato volti, inespressivi
occhi sorpresi increduli,
bocche di pagliaccio triste.
Ho sentito in gola il sapore pastoso
di polvere bianca,
Ho percepito quello salato
delle lacrime di giovani madri,
quello amaro, di pianti ormai
secchi,
di poveri e inutili vecchi
Poi l'ho trovata!
Era negli occhi di un bambino,
rintanata in quello sguardo,
dopo avergli strappato
la madre e i fratelli.
Simile a bestia che
si riposa, guardinga,
dopo aver divorato
il suo lauto pasto.
L'ho vista! col suo ghigno
agghiacciante far capolino
dall'innocenza di due occhi neri.
Inviava bagliori di fiamma,
non ho abbassato lo sguardo
anzi, io l'ho sfidata,
lei lo sa che io non la temo.
Un odio furioso mi è salito
fino alle iridi, neutralizzando
quel perfido fuoco.
E mentre i miei occhi duellavano,
ho udito nell'aria annunciarsi
un vagito di bimbo, che ha
sottratto improvviso il mio
sguardo, da scintille di morte
assassine, a sorgente di luce
nascente.
Un calore inebriante, le mie membra
ha pervaso.
Una corsa fulminea di speranza,
mi ha portato verso il luogo
dove con pelle di rosa mi attendeva
gioiosa la vita!