Rossi come rubini o ambrati, chicchi straripanti di sole
scoppiano dalle pigne.
Che attaccate alla vite: gonfie, mature e dolci
fan mostra nelle vigne.
Attendono, abili mani, a staccarle dal ramo, e porle
dentro le capienti ceste.
La madre spossata, ormai spoglia, non si sente sola,
al riposo invernale si prepara.
Dorme il suo giusto sonno e si consola, attaccata alla terra.
E pone ancora seme...
E tu, vino, scorri come sangue scarlatto della nostra terra.
Sei vita, estasi, amore, compagno di gaiezze,
di terreni piaceri.
sai ascoltare dai calici, e scendere nei cuori
anche quando il dolore implode dentro agli uomini.
Tu scorri e col tuo fluido plachi gli spasmi agli animi.
I tuoi profumi inebriano, come fossero carezze,
e spalmano con essenza di vita, stanche membra e cadenti
E scorri e danzi, e danzi e scorri, fluente nelle menti...
La tua musica trasporta il tempo in una danza atavica,
lo accompagna e trastulla, in vortici ancestrali e poi
lo culla, su e giù, su e giù, in movimento ritmico
e vagamente magico, lo filò Bacco, rubando fibra ai sogni,
Spezza spazi, barriere, rompe gli argini, al lume della luna.
Finché giunge, laddove, passato e futuro si compenetrano.
E tu uomo puoi lasciar che la tua notte,
si spogli dolcemente dalle tenebre.