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La verità sull'amore era sempre un sacco di cose
La verità
Sull’amore era sempre un sacco di cose.
Iniziavi a 11 anni, bastava un bacio.
E a venti e trenta e più
C’eri ancora dentro fino al collo.
Sapendo qualcosa e dunque quasi niente su:
Come dormire insieme,
Come dove e quando e come darle piacere,
A che ora sparire per farti cercare
A che ora cercarla per non vederla sparire.
Mia madre, mi ricordo, mi disse:
Il vero amore è uno solo.
E io le dissi che sì, avevo capito.
Ma non era mica tanto vero.
E nemmeno al suo Unico, di amore, ci credevo.
Ma si fumava ancora un tempo in cui
Fumare in ristorante non era poi reato tanto grave
E la retorica della buona & sana & indivisibile famiglia
Teneva duro su principi d’incendio
Di futuro globale libertinaggio.
Okay.
A 13 anni fu una cosa da scordarsi tutte le mattine nelle calze.
Da scordarsi di studiare?" beh, per questo bastava anche un pallone?"
Di mangiare, parlare, cadere, volare e giocare.
Lei era più alta di me e aveva tette che mi diedero un’idea di paura
Morbida & Nuova.
A 15 la verità dell’amore sapeva di battisti e vasco rossi.
E di polemiche infinite sulla sua passione per baglioni.
Ma dai, baglioni è melenso, le dicevo.
Ah sì ? E vasco rossi allora è un drogato.
Facemmo l’amore. Niente di che. Poi andò meglio. Poi: potremmo non smettere più, per favore?
Nessun dio ci punì.
A 17 mi innamorai per davvero.
Forse mamma aveva ragione, dissi tra me e me.
Lettere. Baci. Fughe. Una bocciatura in 4° ragioneria.
Poi a vent’anni lei mi chiese un anello. E non voleva più ch’io spendessi tanto con gli amici.
E non le piaceva che scrivessi tutte quelle stupide canzoni simil battistivascorossi.
Così il me stesso numero 2 disse al primo (ch’ero sempre io):
Senti : alza il cuore?" respira?" pronto?
Aspetta un secondo:
Scappa.
Una donna insegnante l’avevo già incontrata,
La mia maestra delle elementari.
Note, punizioni, preghierine, grida e pure qualche schiaffo.
No no no.
Un amore severo proprio no.
Tra quel primo “fidanzamento lungo” e il secondo
Passarono stellati stormi di nuvolette assolate e incasinate di:
Lavoro, una macchina, sbronze aiuto dove sono?, poesie, molte canzoni,
Una casetta in affitto da cambiare ad ogni visita dei miei genitori
E gambe, parecchie gambe, favole notturne, vaffanculo,
No vacci tu, no tu,
Uno stil novo confuso, solitario e spesso in due - per caso,
Ritorni di follia, libri, baci & parigi, libri, un telefonino ucciso contro il muro,
Sei davvero speciale?" sì, anche tu, veramente ?" ma
Io sono un cantante, l’amore è una poesia e vai via da casa mia.
Eccetera eccetera.
Il secondo grande amore smentì il primo. E pure mia madre.
Un anno stavamo insieme e un altro no.
Io continuavo a cambiare casa. E a sbagliare quasi tutto.
Lei a studiare medicina, a preparare un futuro per noi
E a non convincersi che non fossi l’uomo giusto.
L’uomo giusto.
La donna ideale.
L’amore vero.
E come intermezzo milioni di sigarette, risate, amnesie di passati remoti remotissimi
Pianti da non dire in giro & sedili d’altalene da prendere in faccia.
Un anno con lei. E un anno con altre lei.
Un anno con altre lei. E un anno con lei.
Un anno ci fu un’altra lei nell’anno in cui stavo con lei.
Lei mi scoprì e
L’equilibrio finì.
E okay,
Messo a un bivio scelsi l’altra lei.
Che quasi subito divenne:
Il vero grande Amore & amore mio.
Che dorme nella stanza accanto.
Adesso.
(Ore 3, 57. Mercoledì 11 aprile 2007).
Sognando me.
Credo.
Sognando me.
O forse un altro grande amore.
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