Se pensate che i "canti" di un poeta
siano come quelli dei cantanti
e i suoi "passi" delle passeggiate,
vi sbagliate, perché anche i "versi"
non sono sberleffi o spernacchiate.
Il più delle volte, non lo immaginate:
sono prodotti intarsiati a penna,
di quelle intrise nell'inchiostro e pianto:
in astrazioni, progetti e commozioni,
nel sangue che gli scorre in petto,
in dispiaceri atroci o nel destino abbietto.
Per parecchi il vate è un fannullone,
chi della vita ha fatto un'illusione.
Non lo leggerà di voi la maggior parte,
né tutti gli esperti e i navigati in arte.
Più avvezzi a motteggi e a derisioni
che a elogi e lodi, molti poeti zittiranno
altri, per la gloria d'un momento,
si vedranno leggere e stracciare;
delusione per la maggioranza,
ma pensate a quella minoranza
che ha dilettato il mondo e ci diletta.
della vita di allora e del passato
che nessuno avrebbe mai toccato.
Certo non tutti i poeti sono aedi
pochi han lasciato ori ai propri eredi,
parecchi però, per strana sorte,
vivono ancora dopo morte.