Mi addestro
a mordere avido e impaurito
il grembo dello sfuggente rifulgere
delle stelle che mi condussero
alla sorgente materna del verseggiare.
Peregrinando vado
come un implacabile sognatore
a rinvenire la parola
in grado di decomporre
le seduzioni di una storia che desidero
e che non possiede nè mai possiederà
la mia autentica forma di uomo.
In ogni riflessione mi imbevo
dell'antenato di me stesso
che non desidera concedersi per sempre
all'incomprimibilità
delle bizzarrie del tempo.