Sembrava danzare, l'avversario a lui di fronte.
I passi suoi leggeri, accarezzavano il tappeto.
Gli occhi attenti, studiavano ogni mossa.
Sentiva il suo sarcasmo, i suoi inviti ad attaccare.
Ma lui con cautela cercava la distanza.
Dal centro del quadrato cercava di fuggire.
Cercava di non chiudersi alle corda.
Come un cobra il suo avversario, era lì che lo fissava,
l'ipnotizzava... intuiva la vittoria.
L'adrenalina intanto in alto che schizzava.
Differente era tra i due la tecnica e la forza.
Un fiume in piena: il sangue nelle vene,
soffocato il suo respiro, duri i colpi
che al volto e al corpo, tregua non gli davan,
ed il gong:... invano lui aspettava.
Improvviso il micidiale destro, colpi il suo mento.
Si spense la sua vista, tutto girava attorno,
si ovattarono i clamori, si piegaron le ginocchia,
toccò il tappeto la sua fronte,
penetrò nel naso l'odor della pedana.
Contava l'arbitro... ed il dieci s'avvicinava.
Per K. O si sentenzia una vittoria, mentre lui di sensi privo,
disteso era su quel tappeto.
Peccato! Aveva tanto atteso quell'incontro.