Non vi è giardino di vellutate parole
in cui racchiudere potei
in un respiro
e sotto il manto di seta dell'eternità
le lacrime che ebbi compagne
quando la tua croce
parlò flebile ma sicura alle mie mani
e su di loro cesellò
la missione estasiante di seguirla;
dire non so né mai potrò
quale ribelle spicchio di sole
mi abbia donato la spada di marzapane
per fendere il grembo della vera fede
e trarne nettare incandescente
di vita
che riuscisse a spiegarsi di essere vita
violando il carcere labirintico
delle mie debolezze e contingenze;
ma quella strada immacolata un giorno
la vidi soccombere all'urlo dei sassi
più tuo non ero, Signore
ma della finitudine seducente
d'un cuore che mi aveva letto
oltre te, nonostante te;
avvertire non sapevo
il fruscio dei soldati
del tempo che per me volesti tempo
che mi addestravano sereni e indomiti
a un nuovo modo di amarti
attraverso gli occhi di mio figlio
e le parole iridescenti della mia compagna
che sorridenti si rivelarono
alla mia tonaca indifesa
incapace ormai
di sorreggere la mia vocazione apparente
e pronta a prostrarsi
prima rassegnata, ora felice
al luccicare eburneo del richiamo all'amore vero;
ora sono tuo davvero
attraverso chi amo
prete che non fui
ma uomo che davvero mi scoprii.