L'occhio era stanco, l'altro era simile.
Il continuo rossore non arrestava il suo vedere.
Appiccicati come due amanti in cerca di un perchè,
acini di uva dal color nero come chicchi di caffè,
si stracciavano dentro la storia di un libro,
dal titolo: "Tutto"
il tempo come un miracolo gli aveva regalato
il dono di leggerlo, sul fianco a un passo
dalla sua figura, le sue fedeli gocce di colirio
proteggevano i bianchi cerchi da chiuse porte
senza chiave. Sola e soli, dolci mani sfogliavano
capitoli su capitoli, i giorni non si contavano,
le notti erano note rose, il viso steso e perduto
sfioravano l'incanto di parole mai lette.
Fini come un filo le sue soppraciglie non
cambiavano mai riga, leggeri silenzi vestiti
d'amore, baciavano senza tregua una trama
e un'anima. Tutto era fermo dentro tutto
pagine infinite, sembrava tutto surreale,
una fiaba dai vecchi tempi, leggenda da petali
pesanti come una foglia, persa da quel tutto,
improvviso un segno non voluto in un punto,
si stacca dalla storia, le frasi si confondono
tutto va a fondo, reale come la vita un tagliacarte
ospite sconosciuto, colpisce al cuore
il tutto.
Lontani occhi scrutavano un vecchio camino
caldo e ancora vivo, ceneri di carta segnavano
la sua vista, tutto era ancora dentro,
simili uguali, gocce d'Amore non arrestavano
il suo vedere.
Stretti in tutto e per tutto,
silenti si amavano.