Borbotti assonnato
come fionda di ferraglia
mai esitante
e abbracciato
al nutrimento del tuo trolley
corri tra due ali di reclame
viaggi al suono della pioggia
o all'urlare irrefrenabile del sole
le tue porte profumano
delle solite imprecazioni
della donna vanitosa
che si smagliò le calze sulla pedana
degli sbadigli di un incerto studente
che disegna nel suo sbuffare mattutino
l'auspicio di non cadere
nel cerchio di un'inattesa interrogazione;
chiedi alla tua campanella
che strizzò l'occhio a migliaia di fermate
di quante lacrime
di amori cullati e soffocati
tra vecchi, consumati banchi di scuola
sia stata ignara e puntuale colonna sonora:
luccichi fiero e ancestrale
tra gli applausi di Duomo e Scala
e ti compiaci di fendere dispettosto
i bagliori dei flash
di diluviali comitive giapponesi
il buio avvolge le tue rotaie
che si inchinano
alla tua fatica sempre uguale
eppure sempre diversa
di portare incroci di destini
da un lato all'altro della città.
Sono qui, tram
a lasciarmi raccontare da te
l'essenza di nuovi, inesplorati tragitti
mentre sorridendo vai
a polverose ma ancora ruggenti
insegne di caffè.