Rantolano fonemi impazziti
colorati da labbra insaponate
da rossetti falsamente scarlatti
di luoghi comuni;
conformismi ridondanti
si arrampicano eccitati
sull'ultimo strato di pelle della mente
disegnando divertiti
la traiettoria ingenuamente festosa
di pensieri che non promanano da pensieri
ritagli ormai abrasi
di quotidiani incatenati al comodino
per sottrarsi al risucchio
della loro fatale macerazione;
si compone ignaro e distorcente
l'instabile berciare
di chi ha parlato
scegliendo di non parlare
di chi non inoltra i suoi assoni
negli antri bui del non detto
per non regalarsi certezze
che gli moltiplichino le incertezzre;
anche domani
camminerò con parole a me avvinte
che hanno altri per padri
ladro mai pentito di concetti
che finiranno per rovinarsi
come pantaloni da troppo tempo usati;
ah quale maledizione
questa stabilità artificiale
che muggisce da diluvi libreschi
per farsi sbadigliante ripetizione
di quanto altri hanno già donato al mondo;
e allora
cervello mio
se una strenna davvero desideri per me
affoga i miei stereotipi insulsi
nel fondo di una tazza di caffè
perchè la libertà di essere me stesso
nel parlare e nel raccontare
mi sconvolga, mi squarci
fino a farmi scorgere amore.