Lo sguardo ammutolisce
dinanzi allo sciabordare
disordinato e rumoroso
di un'infuocata processione di carrelli;
altro non sono
che avide, incontrolllabili bocche
pronte a cibarsi
di un rutilante luccicare di prodotti
mentre gli scaffali sghignazzano
e i commessi scuotono il capo.
Liste di prodotti inutili
che si è chiesto alla fretta di vergare
ci perseguitano impassibili
mentre affoghiamo
sogni morsi dal consumismo
in un giardino di lavatrici nuove e fiammanti
o li attacchiamo compiaciuti
al manubrio di quella bicicletta
cui forse, un giorno,
per condurci sulle vie di un parco silenzioso
non serviranno più neppure i pedali.
Le sporte si rigonfiano
come torte orgogliose
di ricerca di nuovi traguardi materici
che annegheranno inesorabili
nella sontuosità di una cena luculliana
o in un centinaio di lavaggi e centrifughe.
Eccola,
accecante e limpida
l'impronta indelebile di un'insegna
"cercasi cervello nuovo,
per ritrovare il vero uomo
che con la smania di consumare
non finisca per consumarsi da solo".