Si chimava Charles
sedeva su un vecchio cartone rugoso
che era tutta la sua casa
Accanto a lui sedeva Huck
lingua ciondoloni ed occhi dolci da cane randagio
che era tutta la sua vita
Charles gurdava dentro le sue scarpe bucate
e ci vedeva mondi più belli
con le dita asciutte e le calze di lana
Huck gli leccava le ferite
peccato non potesse arrivare
a leccare quelle dell’anima
Insieme se ne stavano lì come due statue
gurdavano Firenze passare
e diventare sempre più antica
Firenze passava di lì
senza degnare di uno sguardo
quel vecchio cane randagio e quello sporco ubriacone
che leggeva le poesie degli altri
ma che avrebbe potuto
scrivere le più belle di sempre
Passavo di lì tutti i giorni e sorridevo
Charles mi faceva posto
Huck mi leccava una mano
Mangiavamo un panino a metà
due birre per ghiacciare i problemi
caffè amaro in tazzine di plastica
Huck dormiva con la faccia serena
rivolta verso Fiesole
forse sognava di correre in un prato
e di guardare Firenze dall’alto
sdraiata accanto al suo fiume
bella da togliere il respiro
Noi leggevamo le mie poesie
che a Charles non sempre piacevano
ma aveva il coraggio di dirmelo
Quando Charles morì camminai
da solo per una Firenze sempre più antica
ma un po' meno bella.
In cielo un vento caldo portò via le nuvole.