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L'orologiaio

La vita, caro arlecchino
che ti ostini a chiamarti uomo
altro non potrà mai essere
che un balbettante tambureggiare
di ticchettii
abbracciati a un concetto sbiadito
di precisione e di tempo;
osserva
il canto iconico
delle sbadiglianti lancette
che urlano dai quadranti
o il frastagliato incedere
dell'ondeggiare delle pendole
sonno che chiama il risveglio
o risveglio che invita a cena il sonno;
i minuti corrono sempre
più forti, ingannevoli
incomprimibili
degli orologi che li prendono in ostaggio
scalpitanti
come una fresca inviolabile danza sioux
che mette i suoi autografi
a notti inafferrabili di luna.
Chiedermi potrai
di risistemare
come un fedele e carezzevole artigiano
quanto ti fa sentire il tempo
come ragione di tempo
ma mai le mie mani
avvitate sugli ingranaggi
rivelarti potranno
il modo di dominarlo;
forse sei tu stesso
quel tempo che non si sa addestrare
forse ruggisce in te
silenzioso, intimidito
ma in fondo così impaziente di emergere
l'effigie di quell'orologiaio
che ti rivelerà
la strada esatta del suo scorrere.

 

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3 commenti:

  • cristiano comelli il 04/11/2011 22:58
    Grazie a entrambe e la più cordiale delle buonanotti.
  • Anna Rossi il 04/11/2011 22:46
    crediamo, nel delirio dell'onnipotenza, di poter dominare il tempo. ma l'esatta strada del suo scorrere la conosce solo l'orologiao.. complimenti per i testi sempre così significativi, originali, densi di riflessioni.
  • loretta margherita citarei il 04/11/2011 20:43
    ottima molto originale la metafora dell'arlecchino, complimenti.

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