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EX-STO

Lame d' un metallo che non c'è
feriscono il suo petto,
rendendo il capo bianco
d' un lustro ogni secondo,
l' ingoia un senso vuoto
un fine che non ha mezzi,
di cella in cella camminando va,
invisibile la sbarra e il carceriere.
La luce di quel finto sole
gli occhi suoi non voglion vedere più,
ma sassi e pietre e la cocente sabbia,
a cui senz' alcun dubbio tornerà...

Inutil è schernire quell' infermo,
ch' egual brutale sorte
tutto l' mondo ha preparata,
solitario gaudio d'esistenza infame
a tale sventurato è solo questo:
egli ha chiaro tutto,
all' altro tutt' è scuro.

 

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5 commenti:

  • stefano arangio il 03/10/2007 16:20
    in verità parlo della condizione umana... l'infermo non è altro che l' uomo disilluso, che vive la "gettatezza" dell'esistenza (da qui il titolo)
  • sara rota il 01/10/2007 09:10
    Presumo tu stia parlando di un carcerato... i versi un po' troppo studiati, la rendono però poco scorrevole. Alla prossima.

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