Estasi di naviganti inquieti
che affidano all'incomprimibile freschezza
di un viaggio ignoto eppur seducente
il concerto indefinito del loro destino;
il mare si commuove
con la tagliente innocenza del primo giorno
in cui chiese alla lanterna
di essergli sposa e madre:
urlano in una lingua di buio
gli impianti siderurgici
un'esistenza orgogliosa e laboriosa
sulle note del canto degli operai
profumati di immacolato sudore
e di cartellini timbrati;
il porto offre le sue labbra
odoranti di rinfrescante salsedine
a navi che possiedono nei loro legni
ebbrezza di mondi nuovi.
Ah il mare,
questo anelito di madre generosa
e di matrigna ingovernabile
per quanto il suo tragico debordare
ti possa indurre a odiarlo
non resisterai mai
al desiderio di farci l'amore;
Genova, Genova
il sangue di follia
ancora ruggisce in piazza Alimonda
ma il tuo cielo ancora sa far camminare
su una dorata passerella di stelle
i canti e i suoni
di chi scelse di amarti
innamorandosi della musica;
li vedi,
Fabrizio, Luigi, Bruno,
Sergio,
brillano nella gioia di essere stati tuoi
e di sapere di esserlo per sempre:
e tu,
acquario di sentimenti e di poesia
tu che in una conchiglia di memoria
serbi per sempre
i sorrisi festosi ricamati dal tuo Gilberto Govi
fiammeggiante ti ammanti di eternità
tra i fasti paesaggistici di Voltri e Boccadasse.