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La notte era un lunghissimo mare

Accadeva dopo cena
appena dopo le ventuno
al rintocco dell'ultimo sprazzo.
Ci si chiamava per nomi stentorei
Fidia, Asclepiade.
Il tatto arroventato sui fianchi
le labbra perfette all'umido corallo.
Seguivamo vestiboli
che aprivano a bifore più aggraziate.
Soffocati in un nembo i sospiri
sceglievamo Kavafis da leggere al buio.
La notte era un lunghissimo mare.

 

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4 commenti:

  • Luciano Nota il 24/11/2011 19:29
    Grazie Carla, grazie Ada. Vi abbraccio
  • Ada Piras il 24/11/2011 15:50
    Ho letto le sue poesie.. meravigliose.
  • Anonimo il 24/11/2011 15:44
    bella metafora... la notte come un lunghissimo mare...
    serate passate tra sospiri soffocati in nembi grigi... tra vestiboli aperti, mentre al buio letture di Kavavis accompagnagnavano notti interminabili... complimenti
  • Ada Piras il 23/11/2011 20:10
    Meravigliosa.. magica.

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