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La mia città

La mia città mi guidava all'interno del suo nucleo.
Spesso la sera era il momento propizio in cui io approfittavo di guardarla e lei si lasciava timidamente scoprire.
La luce della luna illuminava i suoi anfratti, i tesori d'arte, sui muri, sopra le porte, il lastricato e le strade umide.
Spesso ho visto apparire di colpo il passato e il tempo che immobile mi osservava, un suono lungo m'inebetiva, mi sentivo vibrare di sentimenti altrui;
Il mare rifletteva i tetti delle ville, i campanili delle chiese e le dimore antiche dove sopra la vecchia calce germoglia ancora parassiti verdi

 

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1 recensioni:

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  • cristiano comelli il 08/12/2011 14:25
    Bravo, signor Belcastro, questa poesia si presta a molte suggestioni. Il primo messaggio prezioso che ne trarrei è che non si conosce mai fino in fondo la propria città con tutte le sue sfumature di vera e inconsueta bellezza. La poesia invita quindi, almeno invita me, a impegnarmi di più per conoscere più a fondo la realtà in cui vivo e, quindi, amarla e farla amare meglio.
    Un secondo aspetto che mi permetterei di evidenziare è la sottolineatura da lei implicitamente fatta del fascino dell'oscurità. Il buio che amoreggia con la luce dei lampioni consente infatti di dare a ogni punto della città un aspetto particolare, quasi solenne, un sonno dei rumori che chiede di essere accarezzato, coccolato, amato dai nostri sguardi. Ed è un sentire talmente intenso da regalarci sensazioni non strettamente oculari ma per provare le quali gli occhi sono meravigliosi complici, come le strade umide. Cordialità e complimenti.

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