L'erba schiaffeggia
i fantasmi dell'incedere del tempo
tra lo schiocco sudato
di racchette che scottano
di competizione e sacrificio;
furoreggia
tra le mura di un'aria plumbea
il sibilare intrigante di una pallina
che viaggia senza governo
tra le magie di due identità
ambiziose di prostrarsi
alla dea luccicante della vittoria.
Il match si fa teatro
farfalleggiando tra una folla
ribollente di inespugnabilità
come il calamitare implacabile
di un indomabile magnete,
gli occhi dell'arbitro
si rifrangono come onde
assetate di precisione
sugli scogli superbi
di una competizione
dolcemente frastornante.
Colpi eterogenei
si colorano di avvincente consistenza
duellanti pur se fratelli
avidi di attenzioni esclusive;
ed eccoli
il guizzo scalpitante di una volee
o la perentorietà malandrina
di un ace
che come coltello ruggente di precisione
si conficca nel cuore non presidiato
della metà del campo avverso.
L'occhio è rapito
per il sussurro di un istante
dal pavoneggiarsi di bandiere
che anelano a troneggiare
le une sulle altre
e si incrociano come lame
nella complicità indifferente del vento;
ti riveli ancora
uguale ma in fondo
tagliente di diversità
Wimbledon di mille emozioni frastagliate
tra breve le luci impazienti della sera
ti omaggeranno di una nuova coperta
il tuo circo di scambi e rovesci
riprenderà fiato l'indomani,
e per un anno ti concederai
apolide e orgoglioso
a nuove braccia.