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Alloggio popolare

Dimoriamo talora
in una sinfonia stridula
di pareti figlie dell'umidità,
osserviamo finestre inondate delle lacrime
di uno stipendio che non prende il volo
verso vette inesplorate
e di una minestra
riscaldata di impotenza;
ma no
non ci vedrai prostrati
se la povertà abita un cuore puro
noi sappiamo inventarci ricchezza
come neppure la tua immaginazione
potrà mai raccontarti;
case popolari, le chiami
con la voce incancrenita
del tuo velenoso privilegio
mentre sorridi inebetito
sull'impronta di mattonelle staccate
o su spranghe adagiate
su ascensori
che tossirono guasto
e poi si bloccarono.
Quando vomiti la locuzione
di degrado urbano
guarda negli occhi attento
il denaro sanguinante
che ti scintilla tra le mani;
ci scorgerai
paffuta e ingrassata
quella giustizia che ci ha tradito
dopo averci promesso dignità;
ora ci mandano baci
il presepe e l'albero di Natale
che brillano nel nostro monolocale
ecco, ciò che noi chiamiamo ricchezza
l'aroma della torta di ciliegie
dell'inquilina del piano di sotto
il profumo rugiadoso
del detersivo nuovo di quella vedova
che conoscemmo soltanto al funerale del marito
ma ora ci dimora nel cuore.
Mentre nelle tue ville
in cui ti illudi
ancora scontento
di avere ingabbiato per sempre l'eternità
sfilano aragoste, patè e caviale
noi ci coccoleremo
con l'essenza immarcescibile
del dolce richiamo odoroso dei mandarini
del correre indiavolato e spensierato
dei nostri bambini;
perchè tu comprenda davvero
che la felicità
non si è voluta dimenticare
di colui a cui il destino ha affidato
un alloggio popolare.

 

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4 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 27/09/2012 09:15
    ... una poesia di gusto
    pasoliniano,
    piaciuta...
  • senzamaninbicicletta il 17/12/2011 15:30
    applausi appalausi applausi. magnifico grido di quelli che non si sentono più. ogni verso di questa poesia ha un significato feroce e tagliente per questa società così impari che da una parte confeziona benessere, superfluità, per tutti e dall'altra non si preoccupa del welfare reale. Cittadini o consumatori? questa domanda è relativa a chi "comanda" (non governa) questo paese: imprenditori e politici in conflitto d'interesse forti di legislazioni ad personam. basta così! Una grande poesia che condivido per bellezza e contenuto

4 commenti:

  • Anonimo il 18/12/2011 18:19
    ... ecco, quel profumo di mandarini mi riporta al mio Natale vero!! li sbucciavo con i miei nonni che quasi nulla avevano ma tanto affetto incondizionato per me. Tutte le cose del mondo non valgono l'amore sincero e li ricordo ancora, per quella pace fatta di niente che mi regalavano. Hai dato voce a una casa: sei immenso Cristiano!
  • Ettore Vita il 17/12/2011 23:14
    Un tema importante trattato con passione e delicatezza di sentimenti.
    Io credo che nè la ricchezza nè la povetà diano la felicità.
    Ho provato sia la miseria (l'umidità, il fumo del camino che brucia gli occhi, lo studio alla luce della lampada ad olio...) che un discreto benessere. Ho provato quanto sia faticoso farsi strada per chi viene dal popolo... in una società di lupi.
    Ma non credo che oggi ci siano più disparità di ieri (come dice qualche amico), non credo che dei poveri sarà il regno dei cieli, che ogni povertà sia senza colpa...
    Così credo che il benessere aiuti... sotto la mia finestra in una famiglia povera bisticciavano tutte le sere mentre io studiavo; poi qualcosa cambiò (forse presero una pensione) e le liti finirono.
  • cristiano comelli il 17/12/2011 18:08
    Grazie signor Giacomo e cordiali saluti.
  • Giacomo Scimonelli il 17/12/2011 17:56
    opera che apprezzo... scritta davvero bene

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