Ritorno a scomporre i miei
inutili versi
e catturo miasmi
di vite stagnanti.
Il ritmo dei giorni
serpeggia incessante
e come un vecchio pietoso,
emana un putrido odore
di rimorsi e di morte.
Sorride diabolico il Tempo,
dirige insolente
il suono ossessivo
di un ritmo funesto.
Incombe scabroso
sul nostro debole petto
e depone furtivo,
con meticolosa premura,
il multiforme ritratto
della nostra esistenza.
Allatta i suoi figli
coi seni gonfi e ripieni
di un'aspra e gelida linfa;
li rende vittime e schiavi
di un ingannevole
e arcano mistero.
Di un accettabile vizio
che un giorno tutti
dovremo lasciare.
Coi nostri corpi
Eternamente impotenti.