Ricordi quando il sole
mazzo di carte dorato
di impenetrabile, impersonale saggezza
decise di vergare
sulla pelle dei nostri visi paffuti
la missione multiforme di attori?
Sicilia
che alla porta delle nostre dimore
accorresti per festeggiarci nati
tra la seduzione inebriante dei gelsi
e il profumo di arabeggiante salsedine
ricamato dalle labbra
di un incontaminato mare,
come mai potremo ringraziarti
per avere lasciato andare per noi
dallo scrigno di perle delle tue mani
questa capacità privilegiata
di farci sorrisi per sorrisi altrui?
Echeggia nei nostri ricordi
il movimento sbarazzino dei pupi
che imparammo a rendere vita
in conche di teatri palpitanti,
non fummo noi a trovarci
fu Dio
a scolpirci su uno spicchio di cuore
la carezza di miele della comicità
quello scoprire di vivere
nell'avere imparato a ridere e far ridere;
Ciccio, Ciciuzzo
guarda quante pellicole
ci sorridono da quella terra
che ora i nostri sguardi impegnati di cielo
vedono tanto esile e indifesa;
guarda quanti ciak
composero le nostre stalagmitiche memorie
"Ultimo tango a Zagarolo",
"L'Esorciccio"
dolcissimi doveri
che hanno potuto farsi dono
in uno scintillare irrefrenabile di parodie.
Sicilia carissima
lo sai che mai ti lasciammo
che questa leggerezza
da maturi e compiaciuti
guitti di classe
la potrai rinvenire
nel canto avvolgente delle zagare
nel sapore intrigante
di una timida cassata
o in quella scia morbida
che i ferry boat disegnano sul mare
come a lasciarti un bacio.
Lo sappiamo
orgogliosa e immortale terra di Trinacria
che il nostro cuore
sa sempre battere più forte
di ogni odore di sparo e di morte,
che cosa davvero nostra
non è il sangue
di cui vanamente tenteranno di macchiarci
ma l'impronta di quella storia
un po' greca, un po'araba
che cammina con noi
e ci rende davvero popolo.