Note roche, appena cantate
da fiati d'ottoni ammaccati e negri
con un fiato, che sà d'erba colitas
in volute velenose
incatena a quel microfono afono
bruciato dall'alcol
troppo acerbo, quel seno violato in nome di un Cristo a sei corde
troppo giovani, quei lineamenti di seta bionda
ricoperti
maculati, di borchie da quattro cent
e, una -bianca- sempre in agguato
a dar felicità mendace, fugace
impastata di vomito, piscio e troppi eccessi
in queste notti, che mozziconi di candele stingono
la sua vita