Ho visitato un Duomo
Tempio di fede, speranze, di dolore.
Ho visitato un Duomo
grande, maestoso,
Un arcobaleno di colori,
armonia d'arte.
Scene di vita vissuta nella fede,
scene di mecenati destinati a sopravvivere
a farsi conoscere dal curioso viandante.
Il tempo li ha catturati e li offre, voluttuoso,
nella sua infinita potenza.
Ho visitato un Duomo
teste di Papi che narrano
il loro avvicendarsi nella storia.
Sguardi severi
dall'alto della loro magnificenza.
Parlano con gli occhi
giudicano le cose terrene
sembrano ammonire, dissentire.
Eugenio, Sisto, Paolo, Giovanni...
Nomi ordinatamente in fila.
Uno dietro l'altro
predicano i loro discorsi.
Bocche aperte, socchiuse
che un meccanismo, invisibile, percettibile,
non vuol far chiudere e come linfa vitale
alimenta le rughe del viso.
Il poeta d'arte li ha messi in alto
e ognuno recita il proprio ruolo
irraggiungibili,
venerati esseri divini
come lo furono in vita.
Nessuno potrà toccarli.
Il poeta d'arte li ha immortalati
col freddo marmo bianco
nel Duomo che ho visitato.
Inutilmente mi sforzo di capire
sento le loro voci,
sono fredde come il bianco marmo,
scolpito, manipolato.
Rimango incantata,
guardo come sospesa.
Vorrei parlare con loro,
dissetarmi del loro sapere,
acqua limpida di ruscello,
conoscenza del mistero.
L'eterno, l'infinito...
Il mio io non è all'altezza,
il mio poeta d'arte non mi ha forgiato,
bianco marmo, freddo e insensibile,
calda è la mia linfa.
Non dimoro in un Duomo.
Io l'ho solo visitato... il Duomo.