Il mio foglio bianco
candido come la neve
lo riempio di parole,
l'inchiostro scuro
deciso, ordinato,
non vuole sporcarlo.
Un lento movimento,
mano tremante,
l'indecisione di aprire
la porta ai miei pensieri
mi inibisce.
Pensieri intimi
uguali ai tanti di chissà chi.
Ci accomunano la timidezza
la voglia di essere noi stessi
ma il timore di essere giudicati
e non capiti
ci impedisce di aprire
il nostro animo
come se una folata di vento
dovesse portarlo via.
Impotenti, voluttuosamente,
volontariamente,
silenzio, canto
coraggio, paura,
gioventù, vecchiaia,
vita, morte.
Consapevolezza della morte,
mia compagna di vita
unica certezza.
Vedo gli altri come fossero immortali.
Io ne sento il fiato,
mi soffia,
soffia senza fermarsi mai.
La mia mano vorrebbe usare l'inchiostro,
la mia volontà vorrebbe scrivere,
parole dopo parola
senza senso, senza ordine,
è un gioco.
Costruzioni di lettere alfabetiche
si uniscono in parole
ordinatamente,
per partorire,
faticosamente,
pensieri di senso compiuto.
Vorrei poter essere libera,
di dire, di fare...
ma sono prigioniera di me stessa
delle mie vigliacche paure
dietro ad esse mi nascondo.
Ogni tanto esco, sbircio fuori,
la confusione mi fa pentire,
non mi attira.
Rimango ancorata,
finchè il mio braccio terrà duro,
chiusa nella mia corazza.
E quando non avrò più forza...
mi lascerò andare,
inerme,
ed isolerò la mia mente dal mio corpo
per non sentire,
non vedere... stranamente libera.
Lasciami andare... via,
lontano,
trasportata dal vento,
tornerò ad essere terra della mia terra.