Nei campi m'inginocchio,
sporcandomi i vestiti,
e con le mani afferro
i mille fili d'erba.
Si muovono sinuosi,
ondeggiano col vento
come tristi pensieri,
e di strapparli tento.
Mi aggrappo ma non riesco,
radici hanno profonde;
resistono, bagnati
dal sangue del tramonto.
Allora scavo a fondo
in me, con le mie mani,
ma trovo sassi e zolle,
non tracce di un domani.
Mi rialzo quando è tardi,
le mani rovinate:
le più intime risposte
soffrendo van cercate.
Scrutando l'orizzonte,
realizzo nel dolore
che, tra sterpaglie e pietre,
al campo manca un fiore.