Rivendico indomito
un po' fanciullo e un po' uomo,
la prigione celestiale
di un lavoro appagante e monotono;
sia la spada effervescente,
che mi faccia scorgere,
nel grembo traballente dei miei anni,
il figlio chiamato e desiderato
forza di scoprirmi stabilità,
almeno nella mia fatica quotidiana;
di insana e vacua presunzione si macchierebbe,
egregio capitano
di quest'Italia che si ricerca pura
nella fuliggine in cui si è condannata
se comprendere non volesse o potesse,
che lavorare è la misura dell'amare,
è sinfonia mai banale,
del proprio impegnarsi
per assaporare il senso
di un sublime conquistare;
no, non parlo soltanto di pensione,
ma di quel crearsi un fresco giardino,
in cui ogni giorno respira
l'equilibrio tra cuore e ragione;
egregio capitano,
da sè espella come morbo stritolante,
il suo astratto approccio alla realtà,
chè il posto fisso
se lacerante, concatenata iterazione
di impersonali procedure è
lo è per ogni identità
anche per chi mai lo rischia nè lo rischierà
con il denaro che le fruscia
nella mano di senatore a vita,
e in quella di professore d'Università.
Ragazzi cari,
se qualcosa mi hanno insegnato
questi miei scalpitanti e tenebrosi anni,
dirvi soltanto vorrei,
che il lavoro insegna il senso della vita,
che la fiammella orgogliosa
del nostro indefesso impegno sociale,
ruggire sa e deve più forte e maestoso,
di ogni umano fortunale;
le vostre labbra urlano a voi stessi,
anche se udire non sempre le potete,
che siete capaci di ergervi dritti nel vento,
che dell'idea di progresso del paese,
dovrete sempre avere immacolata sete:
impugnate la daga del vostro creare,
contro quei fantocci di cartone,
di chi a cantilena vi ripeterà,
che per voi sarà dura, in questa società.
Egregio Monti,
ogni giovane sta incrociando il suo viso,
la forza autentica del suo governare,
saprà trovare
nel leggere e non disperdere ogni loro sorriso;
se un augurio mi posso permettere di fare,
capitano,
non sprechi dunque vacuamente il fiato,
a spezzare le ali di speranze di giovani,
che desiderano donare allo stivale un futuro,
perchè hanno potuto ricamarsi un passato.