In questa notte penosa e gelida,
il tormento sconvolge la mia mente,
avvolto da una vastità di pensieri guardo fuori,
la neve scende in una surreale atmosfera
lenta si adagia a terra silenziosa e lieve
forma uno strato bianchissimo e luminescente
spezzando il buio che tutto intorno mi circonda,
mentre le lacrime che sgorgano dagli occhi
pesantemente precipitano sull'orlo del camino
il calore del fuoco subito dopo le fa svanire,
ammaliato da due lingue di fuoco danzanti
che si elevano da un robusto ceppo di quercia
mi ritrovo vicino a un giaciglio di ospedale,
in quel letto combatte la sua ultima battaglia
l'amico fraterno che anni fa diventò mio cognato,
una vita mai generosa con lui, ora più che mai.
Avevamo da poco trascorso le festività serenamente,
amando la sua terra, come ogni Natale era venuto giù ,
del resto capitava anche a me durante gli anni trascorsi lontani,
avevamo parlato della malattia ma sembrava un niente,
poi quel niente si è trasformato improvvisamente in un incubo.
Ora gli domando se è possibile prendere il suo posto,
guarda! Adesso chiedo a quel medico e vedo se è fattibile,
il dottore non mi risponde, anzi sembra non vedermi,
mi accorgo poi che nessuno ha notato la mia presenza,
con voce alta mi rivolgo a mia moglie scrollandola,
come tutti è immersa nel suo dolore ed io non ci sono,
no! Non ci sono, sono a casa con i miei amici a quattro zampe,
vicini al focolare, perchè questa strana notte è ancora più gelida,
immerso in una vuota oscurità rischiarata dal riflesso della neve,
che si stà portando via un altro pezzo importante della mia vita.