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Al mio amico e a quel silenzio

Mio caro amico,
frutto appassito
della mia giovinezza.

Ho qui con me
tutte le mie debolezze
e i miei dispiaceri

su quel silenzio
che fulmineo stramazzò
come un marcio tronco
sulla nostra strada.

Dall'uomo di merda
che io sono
lento
mi farò annegare.

E non sarà l'alcool
e non sarà il fumo,
a farlo.

Ma solo le radici
di quel marcio silenzio:
Il rancore e i sensi di colpa

e non esiste
e non esisterà,
credimi,
pena peggiore

nell'udire
dentro al mio cervello
il rumore dei vermi
che lenti ma voraci
ti divorano il corpo.

E non ci sarà oblio più oscuro
nel vedere
quando cercherò di far riposare
le mie stanche membra
il nero che a te t'avvolgerà
per l'eternità.

Amico mio,
perdona ti scongiuro
questo mezzo uomo
che ti ha assassinato

poiché
la sua amicizia
ti è stata tolta
da un silenzio
a te non dovuto.

 

l'autore STEFANO ROSSI ha riportato queste note sull'opera

Da questa poesia il mio primo romanzo "L'ultima malefatta"


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4 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Raffaele Arena il 09/02/2012 03:34
    Una considerazione tirstissima su un'amicizia delusa. Epressa in modo straziante. Porta lacrime e tristezza.

4 commenti:

  • Anonimo il 11/02/2012 16:56
    mi è piaciuta Stefano, e soprattutto conosco l'amarezza che hai provato. stay golden
  • Anonimo il 10/02/2012 17:55
    alla parte critica ci ha pensato molto bene Morry, mi esprimo solo sul contenuto che trovo toccante, scritto quasi con le lacrime, sincere.. un'amicizia persa..
  • STEFANO ROSSI il 08/02/2012 17:08
    Grazie del commento Mariateresa correggo subito l'errore ortografico, ti ringrazio della fiducia.
    A presto.
  • mariateresa morry il 08/02/2012 17:01
    Caro Rossi, non entro in merito alla disperazione del tuo canto, che ha pure una certa efficacia, tuttavia voglio essere obiettiva e dirti che qualcosina andrebbe rivista, considerato che la poesia deve rispettare almeno una certa originalità dei termini, senza incorrere in frasi o locuzioni eccessivamente usate o note. MI riferisco in particolare al verso " le mie stanche membra" che non è nulla di nuovo, ma è un comune modo di dire. Al secondo verso, che non mi dispiace, devi mettere accento su " stramazzo". L'aggettivo " marcio" è ripetuto troppo ravvicinatamente tra due versi, al secondo e al quinto.
    Scusa queste piccole critiche, ma si può pretendere molto da te

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