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Vecchio basco amaranto
Vecchio basco amaranto, buttato in canto
dimenticato in qualche piega del passato
insieme al ragazzo di seta
che per un anno e non più
t'aveva indossato
oggi
come uno straccio che, in fondo a un torrente
svelto da un flutto riemerga, repente
m'hai dimostrato in un solo momento
quanto, e come, sono cambiato!
M'hai ricordato com'ero sottile
fragile e insicuro
e come sono adesso, più duro
ispessito e tenace
ma senza mai pace.
M'hai ricordato la prima divisa
e il taglio tattico prossimo a zero
che d'improvviso mi resero anonimo
e, primamente a me stesso, straniero.
M'hai ricordato il gelo pungente
in quel piazzale e in quelle camerate
dove smarrii affetti e privato
fino ad allora dovuti e scontato.
M'hai ricordato quei primi due mesi
in cui passai, come tutti, di tutto
e infine invece di uscirne distrutto
fui rafforzato, forgiato e temprato.
Vecchio basco mai troppo rimpianto
fin che non sei entrato nel mito,
vecchio amico incartapecorito
come un fiore schiacciato fra le pagine di un libro
solo adesso ricordo, anzi, solo ora capisco
cos'eri per me, qual sogno giovanile
quale ideale tu hai rappresentato.
Il mito della patria e del coraggio
come affinità culturale ed appartenenza
di cui ho perso traccia ed essenza
e quello del volo:
l'aria, l'altezza, la velocità
anzi lo schiocco e le brevi volute
con cui si gonfia ed in breve s'affloscia
subito, a terra, un paracadute.
Il miracolo d'elevarsi sulle leggi naturali
per un breve, effimero minuto
che però val la pena di esser vissuto.
Vecchio berretto anche allora un po' stretto
testimone ed emblema di finte
eppur strenue battaglie
di vinte e ancor vive paure
sotto la piega, per pudico orgoglio
portavi le stelle
che di quell'anno sbiadito e lontano
furono e son le medaglie più belle:
lanci, brevetti ed esercitazioni
che si stamparono nella memoria
finalizzando in intima gloria
dodici mesi altrimenti sprecati.
Chissà poi quando e perché le ho staccate
quelle minuscole stelle di latta!
Cadde con loro anche forse l'incanto
che allora e poi s'era sempre celato
dietro la noia di un anno di naja
ai migliori anni pur sempre rubato.
Cadde, o così avevo sempre creduto
fino a quest'ultimo intenso minuto
in cui per caso ti ho ritrovato.
Cadde con te quel ragazzo di seta
che ora non è più né carne né pesce:
sognava allora romanticamente
ed oggi sogna, più prosaicamente
soltanto se, e quando, gli riesce.
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l'autore mauri huis ha riportato queste note sull'opera
scritta nel 1995, diciotto anni dopo
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2 recensioni:
Vilma il 13/02/2012 15:28
mi è piaciuta molto... complimenti
- Quanti ricordi può evocare un vecchio basco amaranto... però è questo che a volte fanno gli oggetti cari: mediano e a veicolano emozioni, immagini, voci e parole che noi credevamo spente ma che sono solo sopite nel cuore e nella memoria e mai completamente dimenticate, soprattutto se le abbiamo vissute intensamente e con piacere.
- molto mi è piaciuta
- Per Anna: perchè ricordiamo sopratutto le cose belle (per fortuna). Ciao e grazie.
- Caro Sergio, questo tuo commento vale per tutti gli anni in questa poesia-composizione è rimasta in un vecchio cassetto a far compagnia a quel basco che davvero, come per magia era riaffiorato dal fondo di un vecchio scatolone. So che è un po' "grassa" come molte altre di quell'epoca, ma non ho il coraggio di sforbiciarla, perchè l'amo troppo. Pensa che da allora è la prima volta che la pubblico! E la voglia m'è venuta improvvisa quando ho letto il racconto di Morry di oggi, che è veramente bellissimo. Ancora grazie: un abbraccio!
- si evince la capacità di leggere il passato con una nostalgia non fine a se stessa ma rivolta ad interpretare il presente attraverso emozioni e sensazioni ottimamente rielaborate. (ma perchè il passsato ci attira sempre così tanto?..)
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