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La decomposizione della riflessione
Dove mai ti celasti,
disarmonia benedetta di pensiero,
addestrata alla vocazione genuina del comprendere?
Quanti maestri ti tradirono,
sospingendoti tra labbra infuocate
di vacue estensioni libresche,
trattenendo nella loro tasca
di ipocriti missionari didattici,
il dovere di educarti a scegliere?
Li vedi,
sono lì come un tempo,
cecchini insanguinati d'inchiostro,
i fucili della dittatura massmediatica,
pronti ancora e sempre
a prendere in ostaggio i tuoi neuroni,
carne di sonnolenza critica,
custodita dal frigorifero sovente omicida,
di uno sbuffante tubo catodico;
e così si compone
lieve ma graffiante
il dissolversi dell'identità,
inno stridulo al non riflettere,
specchio che si frantuma rassegnato
su un pavimento unto di conformismi.
Tutto quanto resta,
non è che il gracchiare
infantile ma superbamente maturo
di un inconscio che non ammette ragnatele;
dove la coscienza trova una stanza,
nell'albergo assonnato del buio,
il pensiero torna a fare l'amore,
con la sua primitiva forma vergine,
la natura si srotola compiaciuta,
felice di non ritrovarsi
tra pietre appuntite e insidiose
di concetti preconfezionati
che la corteggiano
noiosi e immodificabili.
Chissà
se il sussurro appena abbozzato
di uno scalpitante mattino,
cesellare saprà
il desiderio
di ritornare a leggere la storia,
con la lente incontaminata e fiera,
della propria storia,
se l'umano fallare
cesserà di catturare
l'ombra del nostro spavento,
e farà invece crescere in noi,
il germoglio dell'osare di nuovo,
in un'altalena dolcemente ubriacante,
di verifiche e falsificabilità,
prove ed errori,
l'eterna danza di un autentico sapere.
Allora soltanto, sì,
il corpo della riflessione,
abbandonerà il carcere inumidito
della sua fragilità cercata,
e più non sentirà mordergli l'essenza,
la decomposizione spietata
della libera riflessione.
Eccolo,
il celebrato ma mortificato spirito critico,
che come fenice ribelle
sfugge da ceneri indifferenziate,
per ritrovare
la sua spiaggia soleggiata
di carezzevoli arsure di scoperta,
in un incessante cammino
di conoscere per conoscersi,
fino alla sorgente suprema
dell'amarsi e dell'amare.
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0 recensioni:
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- Cristiano, chi ti legge deve ringraziarti; io ringrazio te per questa tua composizione che meriterebbe molto più che il mio semplice passaggio.
nella strada che stai percorrendo lasci l'impronta artistica e letteraria che ti contraddistinguono!
Quindi grazie a te e complimenti sinceri per questa tua opera e per tutto il resto!
Un caro saluto
- Grazie di cuore, Giama, ho visto che diversi l'hanno letta ma solo tu ti sei peritato di commentare. In effetti questa riflessione in versi, come sempre definisco quanto modestamente cerco di offrire, si incammina per sentieri tortuosi, lo riconosco, non è di approccio immediato, non parla di relazioni amorose ma semmai di un amore più universale. Non lo dico per incensarmi, eh, beninteso, lungi da me qualunque opera di autoincensazione perchè la vanità, per fortuna, non mi appartiene per carattere, ma ero consapevole che questa mia proposta non avrebbe avuto un'accoglienza semplice. Non ne voglio a nessuno, chiaramente, ci mancherebbe, sono io che ho voluto provare a percorrere una determinata strada. E davvero ti ringrazio nuovamente di cuore per aver seguito questo mio sforzo. Cordialità.
- Opera importante, notevole il contenuto espresso con eccellente maestria; apprezzo particolarmente il senso di quell'incessante cammino di conoscere per conoscersi fino alla sorgente suprema dell'amarsi e dell'amare.
Complimenti sinceri!
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0