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Una discoteca

Non sono le lenti frantumate
né i capelli morti ammassati
né il misero bagaglio coi nomi
e le umili professioni degl'uccisi
né i giochi rotti dei figli gasati
tra le braccia delle madri amate
e neppure la sequenza di visi
appesi a pareti già grondanti
di umori crudeli e ancora d'atomi
di indicibile umana sofferenza
A tutto questo ero preparato
anche all'orrore freddo di case,
caserme d'onesta apparenza
affacciate all'esterno ordinato
dei vialetti di sangue già intrisi
È la discoteca accanto al lager
voluta dai giovani di Oświęcim
rivendicando una vita normale
senza il peso di colpe non loro
per la tremenda Saison en enfer
d'Auschwitz, il centro del male
assoluto, per questo s'è smarrita
la parola e non provo per costoro
indignazione alcuna, solo vuoto.

 

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