E mi scorrevano dinanzi a occhi fieri,
scintillanti, incontaminate primavere,
giorni puri e maestosi come scogliere,
si arrampicavano estasiati
sui miei anni teneri e così vulnerabili;
Garlasco, culla incastonata
tra nebbia e sole
ringraziarti non potei mai compiutamente,
di avermi voluta tua creatura,
con la forza delle mie parole;
eri sempre lì con me,
sorridevi compiaciuta e carezzevole,
del comporsi della mia adultità,
tra un amore forse ancora acerbo,
e le aule dell'università;
perchè l'incantesimo si è spezzato,
quando quella maledetta porta ho spalancato,
credendo di poter dare
una nuova canzone di felicità al cuore,
e trovando invece
l'epilogo peggiore?
Il tempo si è nascosto tra le nuvole,
senza raccontarmi tutto quanto
mi avrebbe voluto donare,
la morte come uno sciame d'api impazzite,
ha preso le misure
con le sue mani sanguinanti
del suo volermi annientare;
me ne sono andata in un filo di fiato,
sola custode del tragico arcano
di chi le mie ali ha spezzato,
sono una foto imprigionata,
tra le coccole di un mazzo di fiori,
su cui si posano le lacrime dorate
dei miei adorati genitori.
Mamma, papà
il nostro esistere passa in un fruscio,
la corsa non si può arrestare,
la vedete,
in questo triste eppure maestoso cielo pavese,
la mia stella,
raccontarvi vuole,
che ci continueremo ad amare.
E ci sarà sempre un sussurro di luce,
credete,
che l'orizzonte vi illustra e vi rischiara,
i gioiosi momenti scolpiti nel vento,
con la vostra piccola Chiara.