com'eravamo
attaccati alla vita
sanguisughe
il sarcasmo sferzante
ad umiliare gli umili
amico mio
cavalcato assieme al tuo
per non esserne schiacciato
fughe
parole attorcigliate dentro l'alba
domande infinite
a filosofare dio
per non guardare
la miseria dentro noi
rifiuti
e poi gli amori
scrutavi le mie donne
come fossero tue
intemperanze, rabbia
esplosioni d'ira
abbandoni
ero l'attore
tu pacato osservavi
compiaciuto dei miei fallimenti
al sicuro
dal tuo sarcasmo
protetto
anche gli infiniti palleggi nel cortile
i dribbling nel campo grande
i tuffi dallo scoglio appuntito
le botte prese e date
il sangue dalle mie ferite
tu vivevi dentro la mia audacia
e quella smorfia, la risata
taglio sbieco sulla guancia
che t'arriccia l'espressione
come un crisantemo
t'è rimasto segno immortale
fascino tuo
consensi raccatta
manto colorato e festoso
sulla tua viltà