Da dietro la casa del fieno si arriva infine ai recinti.
C'è il vecchio dalle mille cicatrici e
Le cose vi stanno racchiuse all'aria aperta.
Colline e gioielli circondano un piccolo stagno,
rane, rospi, funghi.
Nei recinti si entra soltanto.
Guardare l'uscita e desiderarla è come fare pietra dal tempo.
Fuochi che colorano il cielo e strane speranze, senza alcun nome.
Nei recinti, l'identità prende forma ora per ora.
Abissi inquietanti o orologi che nessuno ha mai messo ai polsi.
Ali sognate sui piedi mentre lo sfondo cambiava.
Milioni, miliardi di immagini dentro, di mete e di sogni che aspettano
raggi di luce per vivere, per diventare reali.
Si può facilmente vedere che non sono le vie di ogni animale
ad essere infinite, ma i sentieri che li uniscono.
Piccole strade di senso che vivono e appassiscono insieme,
cento piccoli smalti.
Mentre tutto gira?
Siamo qui,
due parole
e già tutto
è terribilmente relativo da collassarci dentro.
No pasa nada, alberi che parlano al vento.