Non può esserci più amara poesia
nata dal mozzicone di un lapis a due punte.
Come il vetro di una sola anta
tagliato, ignora che l’altro si lamenta.
Quante parole ho scritto
guardando volti mai più del mio distorti
quando con una stella e una bottiglia
giù per strada scricchiolano
coperte di rugiada.
Nessuna anima e nessun mare bagna
i miei gusti passati ; contorni di progetti
giocati e persi in una grande bisca
basta una spugna, non sei nella lavagna.
Ora i vincenti colorano le tele,
gonfiano col mio vento grandi vele
e, sul perduto, del mio perduto tempo
come astici affilano le chele.
Cosi i miei petali, come in quella fiaba,
cadono ad uno ad uno
su questo strano scranno.
Cosa possono fare? cosa faranno?
Io vedo solo queste macchie rosse
e vedo scavate fosse che attendono carogne,
dai volti e culi che sembrano zampogne.