Sei qui,
pur non volendo,
tu resti qui.
Seduta al tavolo della colazione,
del pranzo, della cena.
Dentro il mio letto.
Si! Tu sei anche li.
Ho perso il sonno.
Ti guardo, riguardo
e penso al potere che ti ho consegnato,
con queste stesse mani
mi son suicidato.
Io, penna narrante d'infinite favole d'amore
tu maestra con le parole.
Io troppo debole per reggermi in piedi,
troppo fragile per accettare
le crepe dell'animo tuo
ormai stanco di me,
in questo silenzio ritorno a me
in una forma che ancora non conosco,
che non definisco.
E mi accompagna la malata follia
di ridarti la vita che mi hai sottratto,
mi tiene compagnia la consapevolezza
che la colpa di tutto sia solo mia.
Mi fa sorridere l'idea che esistano morti
Capaci di respirare,
riescono ancora a sorprendermi
gli infiniti volti del dolore
che in tutti i modi ho imparato a sopportare.
È miracoloso che riesca ancora a camminare
senza una spina dorsale.