Corvi di piombo
con passi silenti
lasciano il nido e attraversano la prateria.
Quieti e dispersi
camminano sulla nostra coscienza,
passata,
promessa,
non mantenuta,
solleticando corde che so e che sai essere ancora.
E poi, inciampando in ghiaie che il mare farà asciugare più in là,
destandosi da torpori passati,
ogni volta più cattivi,
con becchi filati
ci ricamano addosso corredi polverosi
che non ricordiamo appartenerci.
I corvi muti,
rivoluzionari,
mostrano i denti
a noi
che fraintendiamo carezze
che non sanno di esistere.
Non hanno timore del cobalto del mare,
delle sferzate,
delle sabbie umide e traditrici.
Solo di noi
che mastichiamo affetti
come fossero pane secco
che distrattamente anticipa un futuro che forse non è.