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Ed avanzava nel parco senza annusar fiori

In un giorno qualsiasi
dopo una notte buia
si svegliò
col dolore addosso.
Non sopportava
il gran bruciore,
camminava controvento.
Si era tolto di dosso
la maglia pura
color arcobaleno,
per cancellar il rosso.
L'aveva depositata
sulla panchina vuota,
piena di ombre festanti.
Ed avanzava nel parco
senza annusar fiori...
Col sorriso beffardo
con lo sguardo velato
quell'uomo a torso nudo,
ormai col cuore perso
pieno solo della sua testa,
e della sua povertà

 

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3 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • senzamaninbicicletta il 17/04/2012 08:30
    Forse quel parco è l'esistenza e la panchina la metafora di una storia a se' su cui il protagonista lascia un pezzo della sua vita.
    gran bella poesia, scritta benissimo e il dolore e la sofferenza assumono la forma di una carezza di nostalgia e rimpianto. Complimenti auro, propio bella

3 commenti:

  • mauri huis il 20/04/2012 18:41
    Perdian, si sente che è scritta di getto e ne viene fuori una prosa lirica che si beve altrettanto d'un fiato. Simbolica al massimo livello. Piaciuta assai. Complimentos
  • stella luce il 20/04/2012 12:43
    dolcemente triste... bravo
  • Rocco Michele LETTINI il 17/04/2012 10:09
    SEMPRE TOCCANTI LE TUE TEMATICHE IN VERSI... E QUESTA POI...

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