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La globalizzazione devastante

Era già caduto l'impero ottomanno,

poi le mani, nella marmellata
divennero troppe.

e in un balzo storico e quasi contemporaneo
per dire, cadde la prima, e la seconda
e frana ora la terza repubblica.

Ma c'e' mai stata una repubblica?

Si, forse dal giornalaio.
Anche lui incavolato nero,
per la crisi.

Che stavolta non si vede
il fondo del burrone
tra persone disorientate

pacifiche o malate,
terroristi guerriglieri
che fanno preda chiunque.

Attentati, terroristi terrorizzati
senza padroni, condannati
e liberi. E il semplice cittadino

senza servizi, strizzato sul bus di punta
l'attaccante che s' è giocato la partita
che era la bandiera della sua squadra.

Ma quale bandiera, ma quale confine
formalità spazzate come piuma
dal vento della globalizzazione.

La globalizzazione, già. Non solo
dei popoli, delle merci, delle armi.

La globalizzazione del non rendersi conto
di dove siamo, chi siamo e dove andiamo
antiche domande disciolte su uno schermo piatto
mentre le dita scorron veloci da sole
davanti un monitor, che stò con gli occhiali da sole.

Scusa Gigi, come l'abbasso la luminosità?
Hai ragione, le lacrime son di rabbia.

 

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9 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Rocco Michele LETTINI il 10/05/2012 08:51
    Versi marchiati di tristezza in un mosaico di tessere reali... quotidiane... da posare lo sguardo...
    BRAVO RAFFAELE... CIAOOO!!!

9 commenti:

  • Anonimo il 11/05/2013 10:32
    Che bella composisione, ben articolata, incessante e ritmica,
    aforisma di un guasto irreparabile della società che per sopravvivere si accontenta del telecomando. Bravo.
  • Anonimo il 10/05/2012 21:38
    Versi incisivi che condivido appieno.

    Bravo Raf.
  • Dora Forino il 10/05/2012 16:38
    Siamo tutti disorientati, arrabbiati, di come stiamo scivolando verso il burrone. Versi che rispecchiano questo momento storico del terzo millennio.
  • Anonimo il 10/05/2012 15:52
    Hai proprio ragione. Il più delle volte nella vita ci sentiamo disorientati ed ora più che mai!! ciao
  • Anonimo il 10/05/2012 09:47
    Dici bene caro Raffaele. Un processo umano incontrovertibile. Se qualcuno ha possibilità e capacità di starne fuori è un fortunato. ***** Franco
  • Anonimo il 10/05/2012 09:19
    Etnie... Sorry...
  • Anonimo il 10/05/2012 09:16
    Io non vorrei la Cina. L'Italia, con le sue mille etie, le sue mille lingue, le sue regioni ognuna dalla cultura diversa tanto da sembrare tanti piccoli stati come del resto è sempre accaduto, nella nostra storia dato che siamo un paese di comuni..è un opportunità se ciò si vede da una certa ottica:
    Fai il giro d'Italia ed hai comosciuto un mondo... Tuttavia se ci chiamiamo REPUBBLICA dovremmo avere o creare un punto d'incontro che ci facesse assomigliare al nome che portiamo :Stato. Altrimenti sarà il protrarsi del caos. Ciao!!
  • Anonimo il 10/05/2012 09:02
    Come non condividere la tua riflessione in poesia, caro Raffaele, non si può che non essere d'accordo. Cosa ci può essere di autenticamente tuo, mio, se siamo solo due tra sei miliardi di abitanti! Che amarezza.. Bravo come sempre
  • Anna Rossi il 10/05/2012 06:38
    come sempre le tue poesie sono intense e profonde nel contenuto. le lagrime di rabbia forse dovrebbero far posto ad una lotta dura contro il sistema.. che ci ha ridotti così. occorre reagire.. caro Raffaele. un caro saluto

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