Come una sfinge
osservo scene d'esistenza
che paiono sempre uguali,
m'isolo,
sbadiglio e m'avviluppo pigro
volgo lo sguardo annoiato
sui bei giochi di luce
tra le foglie
e sui gomitoli colorati
oramai disfatti
di gioiose emozioni trascorse,
giacciono in angoli bui
vibrisse logore e stanche
di ripetute e umide carezze
-solo mie-
sputo palle di pelo miste a rabbia
e nuda disperazione
sono stanco di udire parole
graffianti,
più dei miei artigli
e così stanca è la mente...
e con-fusa
alla speranza
ho regalato oramai più di una vita,
ne avevo sette
-dicono-
e sono rimasto senza
con passo felpato
vorrei recarmi in quel luogo segreto,
nel luogo che nessuno sa,
da solo,
fiero e indifferente,
vorrei andare
lì dove i gatti vanno a morire.