Nel grigio inverno spinoso
matite d'ambrata nebbia
disegnano arcane figure
nel niente del vuoto più pieno.
Il divin velluto
ricamava bianche tele
esplose in strappi cobalto
del pressante infinito.
Le note di quelle arpe,
da cori spietati servite,
urlavano all'ignoto
macchiato d'inganno.
Utopistiche favole
leggevo in quelle onde
e affondavo in sospiri
stroncati dal vento.
E ad occhi bendati
riconoscevo il rabbuiarsi
delle mille vittorie
incise nel cielo.