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Camelot

Eccomi, cavaliere morente... Sono al suolo ormai.
Sfinita ed atterrata dai tuoi colpi mortali,
non c'è codice nella tua anima... Non v'è salvezza per la mia.
Ma da sadici sorrisi, sgorga sale per le tue ferite... Resta poco anche a te.
Inginocchiati sulla vittima e lascia che le tue lacrime scorrano lungo l'armatura,
giungendo sul mio petto come ruggine, chiudendolo in una gelida clessidra...
Il tuo cuore; una battaglia inutile e cara,
il mio cuore; rifugio immeritato...
Eppure siamo riusciti a vederla... Meravigliosa e illusoria,
irraggiungibile e breve follia...
proiezione di due cuori capaci di distruzioni folli...!
So che ci credevi... Era la nostra utopia.
Cavalier serventi di un ordine maledetto dalla luce,
condannati ad un'eterna e vorticosa eclissi di coscienze pure come l'inchiostro.
Eppure... per un istante abbiamo fatto parte di essa.
Convertiti e abbagliati da quel riflesso di frammento di Paradiso...!
Un solo sospiro prima di morire insieme, mio rivale ed eterno compagno,
sdraiati qui, sul nostro onore...
Voglio che questo flebile ed ultimo soffio di vita che mi appartiene,
porti lontano gli ultimi granelli di ceneri di Fenice di un amore,
affinché rinascano libere dal peccato... Proprio li...
Nella nostra Camelot.

 

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1 commenti:

  • Claudio Amicucci il 09/07/2007 16:41
    Suggestiva, con quel senso di cavalleresco tipico dei classici, nel contenuto, di meno nella forma. Ciao Claudio

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