Su un colle un albero,
le sue lunghe radici
in rilievo sulla terra
avevano formato un trono,
il mio. Non oro lo decorava
ma conchiglie sopravvissute a secoli di storia.
Più preziose delle gemme,
erano tra le mie mani
mi sembrava di avere la loro stessa età.
Giocavo con esse
io ero una vera regina.
Quel trono, a me caro,
mi mancano i dialoghi fantasiosi
pieni di senso per i miei sette anni,
mi manca la pace che il contatto con la terra mi regalava.
Ero felice, non avevo paura se le formiche mi toccavano,
se gli scarafaggi con il loro corpo tozzo e nero
mi passavano vicini
quello era il mio regno
io la regina.
Aspettavo la domenica per sedermi lì
sentire l'erba profumata
guardare dall'alto la mia valle.
Echeggiando vocii lontani salivano su
inchinandosi di fronte al mio trono
fatto di terra e di radici affondate
decorato di conchiglie
che magicamente si trovavano così in alto
lontano dal mare.
Oggi che non ho più sette anni
mi manca quell'innocente ingenuità
e porto sempre nel cuore
i lunghi e robusti rami
le sue foglie verdi
tinteggiate dai raggi del sole.
Memoria.